Ciao a tutti. Quando dopo anni di militanza come giocatore, dimostratore, organizzatore di eventi amatoriali, genitore, ho iniziato a percorrere la strada del Ludologo, ovvero cercare di fare della mia passione una professione, ho scoperto che altri, con diverse declinazioni, avevano in anni passati compiuto una scelta simile. Mi sono reso conto che a una persona, più che ad altre, ho spesso guardato con l’occhio curioso ed ammirato che il novizio riserva per il maestro. Giocatore come me, autore di giochi, scrittore, uomo di grande cultura ludica, Dario de Toffoli è a mio parere una delle persone più colte ed interessanti del nostro settore.
Pur non condividendo con lui l’interesse e la passione per il Poker, ho sempre letto con ammirazione i suoi libri sull’argomento e seguo, con puntualità, la sua rubrica/blog di giochi su Il Fatto Quotidiano.
Cosa inusuale per me, e per questo mio blog, voglio dedicare questo puntata di “Di giochi e di vita” ad una riflessione sul Poker, riportando l’incipit del suo articolo e il link per proseguire la lettura. Mi piace sopratutto il suo richiamo ad affrontare l’argomento del gioco d’azzardo in maniera non superficiale, al di là del fatto che questo gioco possa piacere o meno, cosa che ribadisce anche nell’introduzione al suo ultimo libro, Superpoker, edito da Sperling & Kupfer.
A me non piace il poker, non lo gioco e non credo che lo giocherò in futuro, però credo sia utile ed interessante leggere cosa Dario dice in proposito, come era ed è giusto indignarsi contro chi si scaglia contro i giochi di ruolo o in generale chi, con superficialità, cerca di risolvere problemi anche gravi con delle inappropriate cacce alle streghe ….
A voi i commenti …